
Mentre erano in attesa della distribuzione di aiuti alimentari presso un centro scorte gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), centinaia di civili palestinesi si sono ritrovati sotto il fuoco israeliano. Il massacro è avvenuto intorno alle 4 del mattino del 16 giugno, e secondo alcuni testimoni ha seguito un attacco aereo su di un edificio vicino.
“Quasi 300 tra morti e feriti sono appena arrivati all’ospedale Nasser“, ha affermato il dottor Mohammed Saqer, responsabile infermieristico della struttura, che si trova a poca distanza. “La situazione è ormai fuori controllo. L’ospedale non è più in grado di gestire un numero così elevato di casi“.
Il portavoce della Protezione civile locale, Mahmud Bassal, ha detto all’agenzia di stampa francese AFP che gli israeliani hanno prima usato dei droni, e poi hanno aperto il fuoco direttamente con i carri armati. Negli ultimi giorni nella striscia si sono verificate anche altre situazioni simili, dovendo aggiungere così almeno 13 vittime alla conta.
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) ha dichiarato di aver accolto 200 persone nel suo ospedale da campo nella zona di Al-Mawasi, vicino a Rafah. In una dichiarazione su X, invece, viene affermato che si tratta del “numero più alto ricevuto dall’ospedale da campo della Croce Rossa in un singolo incidente con vittime di massa“.
Silenzio ancora da Israele, che in genere è solito commentare affermando che le sue forze armate sono solite sparare colpi di avvertimento per avvertire la folla, nel momento in cui stanno per reagire a situazioni che avvertono come pericolose per la propria sicurezza. Non è però la prima volta che accadono atti terroristici come questo, soprattutto vicino ai centri della GHF.
Tale organizzazione governativa, con sede nel Delaware e sostenuta sia dagli Stati Uniti sia da Israele, è nata lo scorso febbraio, ed è stata investita dal governo di Tel Aviv del compito di distribuire gli aiuti umanitari alla popolazione della Striscia. Ma in tanti hanno denunciato la sostanziale partecipazione al progetto genocidiario dei sionisti.
Christopher Lockyear, segretario generale di Medici Senza Frontiere (MSF), ha detto pochi giorni fa, durante una conferenza stampa a Bruxelles, che la GHF “sembra essere un cinico stratagemma per fingere di rispettare il diritto internazionale umanitario. In pratica, utilizza gli aiuti come strumento per sfollare con la forza le persone, come parte di quella che sembra essere una strategia più ampia di pulizia etnica della Striscia di Gaza“.
Sabato 14 giugno aveva comunicato sui suoi canali social che quel giorno non avrebbe distribuito aiuti, per riprendere l’attività il giorno successivo. Ovviamente, tra il 15 e il 16 persone ancora più disperate si sono ammassatte intorno ai suoi centri scorte, prima di subire la pioggia di proiettili israeliani. Uno scenario che non c’è altro modo di definirlo se non terroristico.
Fonte: https://contropiano.org/