IL CONTINGENTE HENRY REEVE, SIMBOLO DI CUBA… PREMIO NOBEL PER LA PACE

Salute, solidarietà, cooperazione

Fonte: http://www.cubadebate.cu/…/contingente-medico-henry…/

Traduzione:

Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba

In tempi di pandemia, le brigate mediche cubane Henry Reeve accumulano moltissime candidature per il premio Nobel per la pace 2021.

Il 31 gennaio era il termine ultimo per mandare le candidature all’Accademia svedese. Le adesioni sono partite da Germania, Australia, Messico, Giappone, Argentina, Belgio e molti altri paesi.

I suoi professionisti della salute portano avanti missioni umanitarie nei cinque continenti da 15 anni, hanno lavorato in 46 nazioni e continuano a farlo ancora oggi. Ma in un momento cruciale come quello attuale – con 2,2 milioni di morti e più di 100 milioni di infettati dall’HIV/AIDS – provocano ancora sospetti nei governi autoritari.

Il presidente di ultradestra Jair Bolsonaro e Jeannine Añez, li hanno espulsi dal Brasile e dalla Bolivia. Questi contingenti sono stati distinti dall’OMS nel 2017 per il loro lavoro nelle emergenze e nelle epidemie gravi.

Dalla sua creazione il 19 settembre 2005 in occasione dell’uragano Katrina che distrusse New Orleans -e la cui assistenza fu rifiutata da George W. Bush-, ha collaborato nelle catastrofi naturali, come avanguardia contro Ebola in Africa e ora di fronte al nuovo virus.

In un pianeta dove l’assistenza sanitaria è scambiata come una merce, le Brigate Henry Reeve sono il paradigma del contrario.

Prendono il nome da un giovane americano che nel 1869 sbarcò a Cuba per unirsi alla lotta per l’indipendenza contro la Spagna. Morì all’età di 26 anni dopo aver combattuto le truppe realiste sotto il comando di Máximo Gómez.

I contingenti medici internazionalisti ideati da Fidel Castro sono il risultato di un ampio processo. Le loro fondamenta sono state gettate molto prima del 2005. Sono il prestigioso modello sanitario cubano, il suo sistema educativo incentrato sulla scienza, la Scuola Latinoamericana di Medicina (ELAM) e l’Operazione Miracolo, lanciata nel 2004 insieme al Venezuela per trattare pazienti con gravi problemi agli occhi, tra le altre decisioni politiche.

Le brigate mediche sono candidate al premio Nobel per la pace insieme a un mosaico di personaggi tanto diversi quanto insoliti. Lo dimostra il caso di Donald Trump, nominato dal deputato norvegese di destra anti-immigrati Christian Tybring-Gjedde. Dopo l’assalto a Capitol Hill scatenato dall’ex presidente degli Stati Uniti, ora dice che non merita il premio. Lo aveva nominato per il suo presunto contributo alla pace tra Israele e le monarchie del Bahrain e degli Emirati Arabi Uniti.

Sono candidati al Nobel anche il presidente russo Vladimir Putin – dallo lscrittore del suo paese Sergey Komkov – e Julian Assange dall’attivista dell’Irlanda del Nord e premio Nobel per la pace 1976 Mairead Maguire.

Le proposte dei nomi non sono conosciute se non vengono fatte circolare dagli interessati o solo dopo 50 anni quando lo fa la fondazione svedese. Si contano a migliaia dal 1901 -quando fu assegnato il primo dei premi- e secondo il database ufficiale, tra quell’anno e il 1967 ci furono 4 425 candidature per il più famoso e discusso di tutti. Il premio Nobel per la pace vinto da personaggi così diversi come Henry Kissinger, Barack Obama, Nelson Mandela e Adolfo Pérez Esquivel.

I contributi dei professionisti medici cubani sono documentati. Entro il 2020, 9.000 operatori sanitari si erano aggiunti alle loro missioni, fornendo assistenza a circa 4 milioni di persone e salvando la vita a più di 89.000 in 46 paesi e cinque territori non autonomi. Lo hanno fatto soprattutto in America Latina e in Africa, in nazioni povere come Haiti, Guinea Bissau e Mozambico.

È controverso, per non dire altro, come la stampa egemone renda invisibili le loro conquiste in luoghi dove non va quasi nessuno. Anche quando si parla del loro lavoro di assistenza, sostengono che fanno parte della cosiddetta “diplomazia della salute” o che i loro componenti sono “sfruttati” dal governo dell’Avana. Mentre la loro opera è spesso fatta a costo della stessa vita.

In Sierra Leone, Liberia e Guinea Conakry, due membri della brigata medica morirono di malaria e un terzo, Felix Baez Sarria, fu infettato da Ebola, fu evacuato in Svizzera, passò per Cuba e tornò in Africa per completare il suo lavoro. Ad Haiti hanno anche giocato un ruolo chiave nell’epidemia di colera del 2010, dove hanno assistito più di 400.000 persone. Perseveranti, lo scorso dicembre sono tornati dal continente africano. Sono stati ricevuti sull’isola dal presidente Miguel Diaz-Canel. Stavano tornando da una nuova missione in Sierra Leone, ma questa volta contro COVID-19.

Cuba non condiziona l’invio dei suoi medici al colore politico dei governi. L’Honduras è presieduto da Juan Orlando Hernández, un alleato degli Stati Uniti che mette Washington a disagio. Un tribunale di New York sta indagando su di lui perché avrebbe ricevuto tangenti da un trafficante di droga. Lo stesso Congresso honduregno che ha respinto le accuse contro il presidente ha decorato le brigate Henry Reeve con la Croce di Commendatore per i buoni risultati ottenuti nel paese nella lotta contro il coronavirus.

Quando la dittatura civile-militare-poliziesca capeggiata da Añez -oggi candidato a governatore nel dipartimento di Beni- fu insediata in Bolivia, professionisti cubani lavoravano nel paese. Il regime li ha perseguitati, ha arrestato quattro di loro e li ha espulsi. Sono stati 725 quelli che hanno collaborato nell’area della salute. Una fonte diplomatica dell’isola ha detto a Página/12 che “per sette anni hanno dato un contributo gratuito di forniture e attrezzature mediche che sono state rubate o distrutte dagli autori del colpo di stato. La verifica è arrivata dopo l’elezione vinta da Luis Arce. Il nuovo governo MAS ha affidato le informazioni all’Avana.

Quando la pandemia è iniziata in Cina, Cuba ha offerto ancora una volta le sue risorse umane.

A partire dall’anno scorso, circa 3.700 operatori sanitari – il 61,2% di loro sono donne – sono andati all’estero per lavorare in 39 paesi. Secondo i dati ufficiali del governo caraibico aggiornati il 29 gennaio su una mappa virtuale, il Messico ha ricevuto il maggior numero di brigadisti (1.479) da quando il coronavirus si è diffuso nel mondo.

L’America Latina ha beneficiato del maggior numero di volontari – i medici viaggiano in questa veste – seguita da tre nazioni del Medio Oriente, Azerbaijan, Qatar e Kuwait; i Caraibi e l’Africa.

MA FU IN ITALIA CHE I COMPONENTI DELLA BRIGATA HENRY REEVE HANNO RICEVUTO LE MAGGIORI DIMOSTRAZIONI DI RISPETTO E AFFETTO.

Quando il sistema sanitario di quel paese è esploso, 90 di loro lavoravano in Lombardia. Quando sono partiti lo scorso luglio, sono stati onorati a Torino con un pranzo all’aperto e accolti con applausi dal personale medico locale.

Anche il portoghese Cristiano Ronaldo, uno dei due migliori calciatori del mondo, ha regalato a 38 medici e infermieri una maglia autografata del suo club, la Juventus. Non è stato l’unico a ringraziarli. Il cancelliere Luigi Di Maggio e il sindaco di Torino, Chiara Appendino, hanno fatto lo stesso.

Tre anni prima che scoppiasse l’attuale pandemia, i medici dell’isola, bloccata 60 anni fa dagli Stati Uniti, hanno ricevuto un premio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il 26 maggio 2017, la presentazione del Premio Dr. Lee Jong-Wook di 100.000 dollari è stata preceduta da un commento del presentatore: “Siamo molto lieti di onorare la sua memoria presentando questo premio al Henry Reeve Contingente internazionale di medici specializzati in disastri e gravi epidemie. L’evento ha avuto luogo durante la 70a Assemblea dell’OMS.

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