La guerra era evitabile ma Zelensky e Biden l’hanno voluta.

Dombass
Dombass: La guerra civile scatenata da Kiev

Il conflitto ucraino sta evidenziando la totale degenerazione culturale e morale in Italia, sintomo di una deriva totalitaria voluta e incoraggiata da poteri finanziari fuori dal controllo democratico ed egregiamente rappresentati (e serviti) dal Premier Draghi. L’ondata irrazionale di Russofobia associata alla cieca riproduzione della propaganda di guerra Atlantica sta raggiungendo livelli abominevoli.

Giornalisti e politici in cerca di audience (e di soldi) non esitano ad oltrepassare la soglia della decenza per sconfinare nella delazione, incitamento all’odio etnico e totale intolleranza della libera espressione, sintomi tipici del fascismo, nonostante che rappresentino se stessi come strenui paladini della Democrazia. Particolarmente attivi i giornalisti italiani sia di destra che di sinistra che hanno abbracciato acriticamente la propaganda atlantista per una ragione venale ma assai facile da comprendere : aumento dell’audience nell’effimero ed artificiale universo dei social e di internet che comporta diretti benefici economici.

Nelle ultime settimane stiamo assistendo alla deriva della ragione, sconfinado nella barbarie. Una schiera di giornalisti più o meno famosi, che prima della guerra svolgevano correttamente il loro delicato mestiere di informazione, si sono improvvisamente tramutati in ultras da stadio concentrando le loro energie non nel difficile esercizio di comprendere le radici del dramma ucraino, riportare notizie non partigiane, dar spazio a tutti i punti di vista, ma nel diffondere vere e proprie fakenews (fabbricate da esperti della comunicazione per la maggiroanza stranieri) e insultare con ferocia fascista chiunque la pensi diversamente difendendo il Dogma Atlantista.

Sui social questi colleghi sono arrivati a pubblicare foto di sconosciuti giovani soldati russi accusandoli dei peggior crimini contro l’umanità senza uno straccio di prove. Delazione pura e esaltazione dell’odio etnico. Dopo un’attenta analisi, si scopre l’origine delle loro fonti : la macchina di propaganda del regime di Kiev. Di certo un’informazione non sana, tossica e di parte.

Nella deriva della ragione, sostituta da dogmi e dalla violenza fascista contro la libertà di espressione, si associa chiunque esprima dubbi al complottismo dei NoVax. Si arriva addirittura a minacciare di morte altri colleghi. Eclatante il caso del giornalista italo ucraino Vladislav Maistrouk che durante la trasmissione “Non è l’arena” ha minacciato il giornalista russo Alexey Bobrovsky: “Ridi fin che puoi, perché poi non riderai più. Abbi paura fino alla fine dei tuoi giorni, perché noi vi troveremo tutti”. Un simile comportamento farebbe scattare l’immediata radiazione dall’albo dei giornalisti e una indagine per stabilire se questo individuo rappresenti o meno un pericolo per la società. Nulla di questo è al momento avvenuto.

Questi colleghi, che hanno abbandonato il dovere di informare per abbracciare la santa crociata contro il pericolo del “subumano slavo” tramutandosi in militari da tastierista, ora se la prendono anche con il direttore del quotidiano L’Avvenire, Marco Tarquinio definito “il pifferaio di Putin” e addirittura con Papa Francesco e i suoi appelli alla pace e alla ragione.

Questi colleghi, che contribuiscono intenzionalmente al sonno della ragione e al trionfo delle barbarie, evitano accuratamente di spiegare che la guerra era evitabile. Evitano di spiegare che questa guerra è stata voluta dal presidente ucraino Volodymyr Oleksandrovytch Zelensky sotto consiglio del presidente americano Joseph Robinette Biden, Jr in nome delle esigenze geo-strategiche americane in cui il controllo dell’Eurasia è vitale per l’egemonia americana nel sistema globale attualmente in forte difficoltà. Gli Stati Uniti, per raggiungere questo obiettivo, gettano benzina sul fuoco nella speranza di ottenere un governo russo “amico e subordinato”.

Il tutto inserito in una strategia di lunga data volta al “regime change” con l’Ucraina di Zelensky come perno.

Il rifiuto della pace e la scelta della guerra si è consumato lo scorso dicembre quando la Russia ha presentato al governo ucraino un elenco ragionevole di richieste tese ad abbassare le tensioni tra i due paesi e disinnescare la crisi ucraina che stava portando ad uno scontro militare. Richieste rivolte anche all’Unione Europea. Stati Uniti e alla NATO.

Il Ministero degli Esteri russo aveva richiesto a Kiev di non entrare nella Nato ma di assumere un ruolo neutrale mentre all’Unione Europea e agli Stati Uniti di desistere al dispiegamento di truppe e armi ai confini della Russia e di interrompere le manovre di accerchiamento di uno Stato sovrano direttamente minacciato da missili nucleari collocati a breve distanza dai suoi confini.

Vladimir Putin nel dicembre 2021 aveva chiesto all’Occidente garanzie legali sulla sicurezza della Russia chiedendo alla NATO di rimuovere le truppe e le armi schierate nei paesi dell’est Europa che sono entrati nell’alleanza militare controllata dagli Stati Uniti dopo il 1997 : Polonia, Estonia, Lituania, Lettonia e i paesi balcanici. Aveva chiesto di escludere l’adesione dell’Ucraina alla Nato.

Mosca aveva inoltre richiesto di rivitalizzare il trattato sulle armi nucleari a medio raggio che prevedeva il ritiro reciproco di qualsiasi sistema missilistico a corto o medio raggio che potesse minacciare direttamente i vari stati europei, Russia compresa. Il trattato era stato abbandonato dagli Stati Uniti nel 2018.

Le altre richieste riguardavano assicurazioni di pace e libera determinazione della minoranza russa nel Donbas proponendo di rivedere lo statuto di Repubbliche indipendenti e secessioniste (Repubblica popolare di Donetsk – DPR e Unione popolare di Luhansk Repubblica – LPR) createsi nelle regioni ucraine sudorientali di Donetsk e Luhansk sostituendolo con statuti di grande autonomia capaci di garantire la sicurezza della minoranza russa (sotto assedio e attacco militare di Kiev dal 2014) e allo stesso tempo l’integrità territoriale dell’Ucraina.

Collegata a questa richiesta Mosca aveva preteso il rispetto del Protocollo di Minsk, redatto nel 2014 dal Gruppo di contatto trilaterale composto da Ucraina, Russia e dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OCSCE), giustamente appoggiato dalla diplomazia dell’Unione Europea in un raro momento di politica indipendente dagli Stati Uniti. All’epoca il trattato fu reso possibile grazie alla mediazione di Francia e Germania. Il trattato prevedeva l’immediato cessate il fuoco, mai rispettato dall’Ucraina che ha continuato a lanciare attacchi contro le due repubbliche indipendentistiche causando inaudite sofferenze e perdite di vite umane tra la minoranza russa. Il conflitto nell’Ucraina orientale voluto da Kiev dal 2014 ad oggi ha causato la morte di oltre 13.000 civili.

Queste richieste, ragionevoli e legittime sono state immediatamente demonizzate e rifiutate dalla Casa Bianca che non ha « sprecato » nemmeno un’ora ad analizzarle in quanto già orientata verso lo scontro militare per procura, tanto a morire sarebbero stati i soldati e i civili ucraini. Washington a distanza di due ore dalla sottomissione delle richieste da parte della Russia dichiarava che le proposte erano inaccettabili. Il capo della NATO, Kens Stoltenberg dichiarava ad alta voce che l’entrata dell’Ucraina nel sistema di difesa europea non solo era auspicabile ma necessaria per contenere la minaccia espansionistica di Mosca.

Con il noto atteggiamento di sottomissione costretto dagli accordi del Patto Atlantico del 1949, l’Unione Europea ha deciso di andare contro i propri interessi di difesa nazionale per abbracciare la follia guerrafondaia dei Democratici americani. Senza prendersi la briga di analizzare le proposte russe le ha rigettate etichettandole come “proposte aggressive nel tentativo di imporre una influenza russa sull’Europa occidentale”.

Una affermazione assai ironica visto che a distanza di 73 anni dalla firma del trattato atlantico l’Europa non riesce (o forse non desidera) sottrarsi dall’influenza americana per avviare una reale sovranità politica, militare ed economica.

Se queste richieste fossero state analizzate con calma, discusse ed eventualmente modificate aprendo un serio dibattito tra Ucraina, Europa e Russia volto a garantire la pace, si sarebbero create concrete possibilità di evitare questo orrendo conflitto. Purtroppo l’ex attore comico, aizzato da Biden le ha rifiutate cercando lo scontro diretto con la vicina potenza militare sicuro di avere dalla sua parte l’intero occidente.

Per arrivare allo scontro armato le autorità ucraine nel dicembre 2021 dichiararono senza uno straccio di prove che la Russia stava inviando cecchini e carri armati nel Donbas a sostegno delle due Repubbliche ribelli generando la reazione di Mosca tra le più sbagliate : la richiesta da parte della Duma di riconoscere l’indipendenza della regione del Donbas e la sua separazione dall’Ucraina.
Una idiota reazione emotiva che contraddiceva palesemente le richieste del dicembre 2021 riguardanti il rispetto del trattato di Minsk, ma utilissima per il regime di Kiev al fine di avere la scusa per lanciare un’offensiva militare nel Donbas qualche settimana prima dell’invasione russa. Offensiva totalmente ignorata dall’Occidente che non ha mosso un dito per fermare Zelensky e la sua evidente provocazione in quanto Stati Uniti e Unione Europea erano già orientati alla guerra e non alla pace.

Le trattative di pace per fermare la guerra in corso dimostrano che la via d’uscita si basa nuovamente sulle richieste di Mosca avanzate nel dicembre 2021 per evitare il conflitto. Per questo sono boicottate.
Lo stallo dei colloqui di pace sta spingendo Mosca a un nefasto cambiamento di strategia sul Donbas. Ora il Cremlino chiede l’indipendenza delle due regioni contese sotto controllo dei separatisti sostenuti dalla Russia. Una richiesta che crea ulteriori ostacoli al raggiungimento della pace. Ora le manovre militari della seconda fase dell’invasione russa sono tese a creare uno Stato cuscinetto che va dal Donbas alla Crimea come garanzia di protezione di Mosca dalla NATO. Questo significa una ennesima escalation del conflitto. Attendiamoci un inaudito bagno di sangue.

“Putin è caduto nella trappola tesa da Stati Uniti e Nato, il cui scopo è far cadere il regime russo per sostituirlo con un governo filo americano”. Questa la tesi del China Daily, uno dei principali media di Pechino, condivisa da Zbigniew Brzezinky, ex consigliere di Jimmy Carter.

Putin, con la decisione di risolvere la crisi con Ucraina, NATO e Stati Uniti attraverso la via militare non ha certo reso un gran servizio al suo popolo come non lo ha reso il presidente Zelensky al popolo ucraino nell’assecondare il desiderio americano di sangue e morte, ovviamente di altrui persone.

La pace è ancora possibile in tutela non solo dei popoli ucraino e russo e per fermare l’orribile stillicidio di vite umane, ma anche in salvaguardia del futuro dell’Unione Europea che non passa attraverso la sconfitta della Russia ma attraverso l’apertura del dialogo nell’ottica di trasformare la grande nazione europea da nemica ad alleata dell’Europa dove sia possibile sconfiggere l’attuale oligarchia che tiene in ostaggio il grande popolo russo. Un scenario che fa innorridire gli Stati Uniti che desiderano una Europa divisa e assoggettata al loro impero in avanzata agonia.

E’ questo l’obiettivo che i politici e i media che si definiscono difensori della civiltà devono porsi se veramente hanno a cuore i valori democratici che contraddistinguono l’Europa dalle aggressive e primitive potenze inperialiste, siano esse al di là dell’Atlantico o in Asia.

Continuare a diffondere la propaganda guerrafondaia americana e quella del regime di Kiev (sorretto da un atavico odio verso i russi che portò nel 1942 ad allearsi ai nazisti durante l’operazione Barbarossa massacrando centinaia di migliaia di civili) significa rendersi complici di un crimine inaudito e barbarico che non sfuggirà né al giudizio della storia né a quello delle popolazioni europee che, nonostante siano bombardate giorno e notte dalla aggressiva propaganda atlantica, mantengono ancora saldi sia la ragione che l’attaccamento ai valori democratici.
Politici e giornalisti italiani ed europei dovrebbero capire che stanno oltrepassando la linea rossa. Lo strafare nell’imporre la verità totalitaria e la propaganda basata sulla violenza e l’odio è un’ottima base per scatenare una reazione contraria e del tutto inaspettata da parte del popolo europeo sempre più stretto nella morsa della crisi economica. Il palese tentativo di rafforzare la morsa totalitaria sull’Europa potrebbe trasformarsi in un boomerang capace di aprire una nuova stagione di lotte sociali tese a sostituire il dominio della finanzia con la democrazia dei popoli europei, russi compresi. Auguriamoci che la necessaria nuova Primavera avvenga il più presto possibile.

di Vladimir Volcic

Fonte: https://www.farodiroma.it/

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