LA GUERRA: Esseri umani al macello per gli interessi di pochi!

Scena di guerra in Ucraina

Di fronte ai rischi che l’umanità corre con il prolungarsi del conflitto in Ucraina credo che il cittadino abbia il dovere di intervenire nel dibattito pubblico.

Non ci si può voltare dall’altra parte, far finta di nulla. E’ così che nascono i lager! Lo affermava Primo Levi.

Ogni giorno ascoltiamo un mantra. Dobbiamo inviare le armi all’Ucraina perché dobbiamo difendere l’aggredito e lottare per la democrazia e la libertà contro l’invasore e l’autocrazie.

Se si guarda alle cause del conflitto si può ragionevolmente pensare che l’assunto non sia vero. L’odiosa invasione dell’Ucraina poteva essere evitata. La violazione del Diritto Internazionale e delle frontiere di uno Stato sovrano non avrebbe avuto luogo se la volontà dell’Occidente avesse cercato la pace.

La diplomazia avrebbe potuto stabilizzare l’area e non destabilizzarla. Gli eventi sono noti: la piazza di Maidan, la fuga del presidente filo-russo, l’annessione russa della Crimea, la guerra civile nel Dombass, gli accordi di Minsk rimasti lettera morta, la presenza politico-militare degli anglosassoni in Ucraina, l’invasione russa.

Nel linguaggio codificato della diplomazia, l’invasione è considerata ingiustificata e non provocata. Credo che gli storici, se i libri di storia continueranno ad essere scritti, non saranno d’accordo con l’interpretazione parziale dell’Occidente, da cui del resto due terzi del mondo hanno preso le distanze.

Chiederei ai cittadini di buona volontà di rispondere a un quesito con sincerità e onestà intellettuale. Vorreste che vostro figlio di 18-20 anni morisse per fare entrare il vostro Paese nell’Alleanza Atlantica anche se l’alternativa esiste ed è oltremodo confortante? L’Ucraina avrebbe potuto essere neutrale come la Svizzera o l’Austria, vicina all’Europa, sviluppata economicamente, e risolvere il problema dei diritti delle popolazioni ucraine russofone, con un regime di autonomia linguistica e la protezione delle minoranze vigente in tante democrazie europee. Ricordo che fino all’ultimo istante prima dell’invasione russa, questa alternativa esisteva e anche subito dopo l’invasione il negoziato su questi temi sarebbe stato facile.

Quanti ucraini sono morti da allora? Vi sembra giusta la loro fine?

I paragoni storici tra Putin e Hitler sono un’altra terribile forzatura che si sgretola di fronte a un semplice quesito: se lo zar avesse voluto sferrare l’attacco contro i Paesi Nato (e giungere come ha affermato un noto giornalista a Lisbona) perché mai avrebbe dovuto chiedere per anni e anni, in maniera assertiva, almeno a partire dal discorso di Putin a Monaco del 2007, che Ucraina e Giorgia non entrassero nell’alleanza atlantica. Sarebbe stato per Mosca indifferente lo status di membro della Nato o meno se avesse avuto mire espansionistiche in Europa.

I giovani ucraini non stanno quindi morendo per la libertà né loro né tanto meno dell’dell’Europa. Stanno morendo per un gioco geo-politico che divide l’imperialismo americano da quello russo. Interessi geo-politici (divisione dell’Europa dalla Russia, antico obiettivo statunitense) economici e energetici (materie prime in Russia, industrie e miniere del Dombass, scambi in dollaro e non in yuan, profitti del complesso industriale militare e delle grandi holding energetiche), sono alla base di questa guerra tra Occidente e Russia per interposta Ucraina.

Sgombrato il campo dalla retorica potremmo chiederci cosa sia legittimo fare per arrivare a una mediazione con Putin. Appare grottesco che malgrado Brecht e Ungaretti e Pasolini, malgrado l’antifascismo, si debba assistere di nuovo alle grida che inneggiano alla guerra nazionalista, che oppongono una nazione all’altra e gioiscono dei morti dell’una o dell’altra. La miseria umana riemerge e con essa la banalità del male.

Un’altra ridicola menzogna ripetuta fino all’esaurimento consiste nel dare agli ucraini un’autonomia di scelta. In una famiglia i rapporti di forza pesano. Potete immaginare sulla scena internazionale. Gli ucraini sono pesantemente condizionati dagli anglosassoni che hanno ormai le leve del potere politico-militare ed economico, e non potrebbe non essere così. D’altronde chiedetevi se gli sfollati, le casalinghe, le madri e i padri dei giovani al fronte vogliono che l’orrore continui o desiderano un Paese democratico e florido economicamente, un paese non corrotto e privo di oligarchi, nel quale sanità, istruzione, amministrazione dello stato funzionino. Chiediamocelo e cerchiamo un cessate il fuoco per aprire un negoziato e raggiungere obiettivi cari al popolo ucraino, forse meno a chi da questa sporca guerra guadagna!

Proprio ora che c’è uno stallo militare è possibile negoziare. Non c’è bisogno di essere uno stratega militare per comprenderlo, basterebbe il buon senso.

Segnali da Pechino e persino da Mosca sono pervenuti. E noi europei cosa vogliamo, la vittoria sul campo contro una potenza atomica?

Bisogna mettere da parte questo obiettivo delirante purtroppo difeso oggi dalle élite al potere che, come spesso accade, dominano la stampa e persino la ricerca. Tocca ai Paesi fondatori dell’Europa, in primis alla Francia, alla Germania e all’Italia, frenare l’atlantismo muscolare che l’amministrazione Biden difende e ristabilire un più equilibrato euro-atlantismo, che tenga in dovuto conto la pace e la prosperità del nostro continente.

IPAZIA

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

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