LA CIA E L’ODIO COME ARMA NELLE RETI SOCIALI

Fonte: http://www.granma.cu/

Traduzione: ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI AMICIZIA ITALIA-CUBA

CIA

Chi nelle reti, si oppone agli schemi che difendono i loro padroni a pagamento, sfugge alla furia degli odiatori salariati. A questo scopo, la contrapposizione della CIA non ha limiti, né la bassa morale e l’etica dei suoi mercenari.

Il Gruppo di Azione Politica (GAP), che fa parte del Centro di Attività Speciali, una divisione della Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti, esegue, tra le altre missioni, analisi basate su Big Data, elabora profili di soggetti di interesse ed elabora piani di azione che vengono inviati alla Task Force Internet, incaricata di eseguirli.

Attraverso i Big Data si ottengono informazioni che possono essere utilizzate per il lavoro sovversivo, permettono di organizzare meglio le forze per mobilitarle nella realizzazione di un certo obiettivo e, soprattutto, attraverso la micro-segmentazione del pubblico, gestiscono, in modo particolare e specifico, le preoccupazioni di ogni quartiere, di ogni famiglia, di ogni persona.

Gli analisti del nemico possono costruire modelli in grado di prevenire le caratteristiche nascoste, tra cui le preferenze politiche, l’orientamento sessuale, quanto ci si fida delle persone con cui ci si relaziona, quanto sono forti quelle relazioni, tutto grazie alle informazioni che gli stessi utenti caricano sulle reti.

Nel febbraio 2018, seguendo le direttive dell’ex presidente Donald Trump, è stata creata la cosiddetta Internet Task Force per Cuba o Internet Task Force per la sovversione a Cuba, subordinata al gap, che è lo stesso della CIA.

Si occupa di assumere i cosiddetti netcenter, che realizzano le campagne contro Cuba, reclutando specialisti che, a loro volta, raccolgono intorno a loro decine di cyber-sicarii. Hanno anche la missione di coordinare le azioni delle piattaforme e dei media controrivoluzionari, e di cercare collaboratori sull’isola, tra gli altri compiti.

Nel cyberspazio c’è anche un esemplare sordido, temuto da molti, l’hater. Il termine, importato dall’inglese, si riferisce a quelle persone che si dedicano a molestare gli altri attraverso le reti sociali.

Usano le caratteristiche fisiche delle loro vittime, l’orientamento sessuale, la razza, l’ideologia o la religione per compiere le loro molestie. Usano il dolore, le paure e le insicurezze di coloro che prendono sul serio le loro rivendicazioni.

Alcuni agiscono per divertimento, risentimento o invidia, ma ce ne sono altri che sono veri e propri mercenari, persone assunte per condurre campagne diffamatorie o per assassinare il personaggio. Ecco perché si chiamano cyber-sicarii.

L’assassinio caratteriale, civico o della reputazione, come viene anche chiamato nei manuali di guerra psicologica di varie agenzie e organizzazioni di intelligence nel mondo, fa parte dei metodi utilizzati dai servizi speciali statunitensi per distruggere gli avversari dell’impero.

Il cyber-assassino cerca di far sentire impotente la persona sottoposta all’aggressione, pensare di non avere il controllo della situazione, consumarsi in inutili difese, diventare esausto e cercare di isolarsi, di allontanarsi il più possibile dai suoi molestatori. Lo scopo è quello di far sì che la vittima cerchi di giustificarsi pubblicamente e di autocensurarsi, il che non mette necessariamente fine all’attacco, ma può addirittura intensificarlo.

Usano l’invio ripetuto di messaggi offensivi e ingiuriosi, altamente intimidatori, verso un certo individuo, comprese le minacce di danni che fanno temere per la propria sicurezza; fanno circolare voci su qualcuno, per rompere la sua reputazione; manipolano materiali digitali, foto, conversazioni registrate, e-mail, rubano password per impersonare l’identità; fanno circolare notizie false e “pettegolezzi” crudeli sulle loro vittime; realizzano ricatti economici… Niente, per quanto disumanizzante possa essere, ferma gli assoldati della CIA.

Quando più molestatori partecipano all’atto di cyberbullismo, l’azione si chiama mobbing, e fa parte della strategia contro gli utenti cubani di Internet, soprattutto i personaggi pubblici. Centinaia di troll, sicari digitali, cyber-mercenari, tutti addestrati e pagati dalla CIA, partecipano agli attacchi, che sono perfettamente pianificati e sceneggiati dai laboratori di guerra psicologica statunitensi che lavorano per la Task Force.

Leader rivoluzionari, giornalisti, artisti, musicisti, personalità di diversi settori della vita sociale, culturale e politica del paese sono stati sottoposti a intensi attacchi di questo tipo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

EnglishItalianPortugueseSpanish